set 25

Proiettili tra le righe

Proiettili tra le righe. Un susseguirsi di minacce a firma Hezbollah, con lettere lasciate sull’auto e nella cassetta della posta. Gli ultimi “bossoli” insieme con la copertina di “Diversi e divisi” stampata da Internet nella notte tra martedì e mercoledì a Potenza, proprio nella sua città. Il destinatario è il giornalista e scrittore lucano Nello Rega. La sua unica colpa è di aver voluto raccontare la difficile convivenza tra cristiani e islamici, di mettere in romanzo la storia d’amore con una donna sciita. Tutto è cominciato con la diffusione in rete della notizia. Il mondo dell’informazione e non solo si è stretto attorno al giornalista. Tanti gli attestati di solidarietà. Già nati anche alcuni comitati di cittadini.

Giovedì 24 settembre, a Potenza, la presentazione alla stampa di “Diversi e divisi – Diario di una convivenza con l’Islam”. Domenica 27 l’anteprima nazionale per tutti al teatro F. Stabile, organizzata dal Panathlon Club di Potenza e dal presidente Mimmo Addamiano, con il sostegno del governatore dell’8° Distretto Panathlon International, professor Nicola Cerverizzo.

Il libro si inserisce nel più  ampio progetto LibanItaly della Togheter Onlus attivo attraverso collaborazioni con ospedali, strutture sanitarie di base e associazioni sociali e religiose. LibanItaly è un gemellaggio tra culture diverse, religioni differenti unite da un cuore che batte all’unisono. E’ attivo dal 2003, tanti e tangibili i risultati raggiunti. Si è partito dallo sport. Nell’occasione proprio il Panathlon Club di Potenza si è attivato per promuovere e sostenere una raccolta fondi da destinare al progetto umanitario. Così come è destinata alla solidarietà una parte dei proventi ricavati dalla vendita del libro.

“Diversi e divisi” è anche un’iniziativa editoriale a più voci con attori della società civile impegnati nella divulgazione della bellezza e del piacere: dal trio potentino di cabaret La RicottaScoprire la Basilicata by Fantastico Mondo, dall’agenzia di comunicazioneIabadabadu, al fotografo Davide Becce. Ma è anche un libro da sfogliare e ammirare grazie ai disegni di Raffaele Gerardi. L’artista marchigiano con le sue pennellate racconta la storia per immagini.

Non mi lascerò intimidire. Continuerò nel mio lavoro, a credere nelle mie idee, forte della solidarietà di chi mi circonda e delle istituzioni. Sono stato indeciso fino all’ultimo se fosse il caso di scrivere il libro. Ma poi ho capito che con i terroristi non bisogna scendere a compromessi”. Rega è preoccupato, ma dai proiettili trae la forza per continuare nel “tour” di promozione del libro. Previste a ottobre anche altre date in Basilicata.

“Diversi e divisi” è un’esperienza diretta senza falsi moralismi o detti comuni. E’ un libro laico, privo di pregiudizi e con tematiche forti. Il giornalista si mette in gioco, rischia in prima persona. E’ soprattutto un uomo che non ha paura, né cede alle intimidazioni. Rega invita il lettore a “sfogliare” le righe di una storia che altro non è la vita stessa. Amira è la figura femminile del racconto. Centrale nella sua tenerezza e follia. Delicata e crudele al contempo è l’evoluzione o forse l’involuzione di questa donna bellissima che da sogno evanescente diventa man mano una realtà distante e inavvicinabile. Il tempo, però, non annulla la profondità di un sentimento, ma la fissa in un ricordo doloroso e indelebile.

set 21

La legge oltre le mura domestiche

Un’altra storia di islam intransigente si intreccia con le libertà personali e insanguina le nostre cronache. Solo nel 2006 la ventenne Hina Saleem fu uccisa dal padre e sotterrata in giardino, con la complicità dei parenti, perché “non era una buona musulmana”. Di qualche giorno fa invece la notizia dell’uccisione di Sanaaa Dafani, diciottenne di origini marocchine, nata e cresciuta nel nostro Paese. Aveva una relazione con un ragazzo più grande di lei, per giunta italiano e cattolico. Il Corano vieta espressamente unioni tra donne musulmane e uomini di altre religioni, inoltre la coppia aveva deciso di convivere di lì a pochi mesi. Il padre non approvava la condotta della ragazza, e dopo svariate minacce, è passato ai fatti. Ha accoltellato a morte lei alla gola, e ferito lui che cercava di difenderla. Di lì a poco è arrivata anche la confessione del delitto da parte del padre, El Ketawi Dafani, 45 anni, aiuto cuoco in un ristorante di Pordenone, in Italia oramai da anni. La domanda che ci si pone davanti a fatti come questi è la seguente: è accettabile che la religione sia più forte delle leggi del proprio Paese adottivo? Seguirne i principi, al punto da cancellarne altri più primitivi, umani e nobili, è fede cieca o follia lucida?  Sembra addirittura ovvio che non si possa chiedere ad una giovane donna di stare all’interno di una società ma, allo stesso tempo, di viverne al di fuori. Segregarsi in una meta-patria ideologica, a metà tra il Marocco e l’Italia. Non è realizzabile la fantasia di creare un micro-stato islamico all’interno di una famiglia o di una comunità nel quale vige una diversa legislazione condivisa e parallela a quella ufficiale. L’islam è legato ad una forma arcaica di diritto familiare che in Italia è stata abolita negli anni settanta, e non è accettabile che riviva in episodi del genere. In primo luogo, la pari dignità tra i coniugi è legge;  mentre nel Corano è chiaramente indicata la superiorità morale e giuridica del capofamiglia rispetto agli altri membri del nucleo familiare, in particolare le donne. Ciò implica il diritto di vita e di morte su mogli e figlie, riesumando l’ormai dimenticato e primitivo delitto d’onore. Ad esempio in Iran un delitto d’onore viene punito con la detenzione dai 3 ai 6 anni, mentre un omicidio prevede come pena l’impiccagione. Ma siamo in Italia, non dimentichiamolo mai, nel bene e nel male. Si è lottato per anni per abolire queste forme barbariche di pensiero ed azione, e ancora si lotta, costantemente. Il mondo musulmano dovrebbe prendere posizioni ben precise sul rispetto delle leggi italiane – in particolare, qui, del diritto di famiglia-, senza esitazioni, senza silenzi o complicità. Conservare se stessi a patto di rispettare le leggi, completamente.

set 10

Il libro Diversi e divisi.

copertina

“È vero che non sei responsabile di quello che sei, ma sei responsabile di quello che fai di ciò che sei.”

Jean Paul Sartre

Diversi e divisi. Divisi perché diversi.
Tutto questo è il racconto di un’esperienza ravvicinata con la religione islamica. Un’esperienza fatta di viaggi, persone, tentativi, amore, ricerca di autenticità. Un cammino che inizia nel Libano alla fine dell’occupazione siriana ed arriva fino alla Roma cattolica, alle sue donne senza velo, all’integrazione possibile. Un cammino che a tentoni procede tra le mine vaganti del non-pensiero, delle regole da seguire necessariamente, e tra di esse cerca di districarsi. Per capire a che punto si può essere fedeli fino all’obbedienza, quale sottile confine può separare la libertà dalla scelta nel credo delle religioni. Giorno dopo giorno, nelle abitudini che più ci toccano nel quotidiano, quanto ampio è il margine concesso all’individuo? Quanto può incidere nelle scelte personali il senso di appartenenza, specie se non sottoposto al libero arbitrio? Un uomo e una donna sono prima di tutto individui o soprattutto i rappresentanti di un gruppo di provenienza (religioso, politico, o sociale che sia)? La risposta è arrivata col tempo.

Diversi e divisi. Diversi, perciò divisi.
Non un auspicio, ma un punto di partenza. Per il dialogo, la comprensione; un’ammissione di umiltà e dedizione alla causa. Un esercizio della ragione contrapposto alla paura cieca,
all’ignoranza, agli imperativi categorici. Capire cosa siamo e perché. Un viaggio che inizia a Naqoura, nel cuore del Medio oriente, e attraversa l’universo dell’altro, dell’altra metà del Mediterraneo. Un viaggio che va avanti nonostante tutto, attraverso il progetto LibanItaly di sostegno alle comunità libanesi, per favorire la ricostruzione materiale e spirituale dopo gli anni di occupazione straniera e di guerra civile. Non è necessario essere eguali per essere solidali.

“Dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi angoli di visuale, la regola della nostra condotta è la tolleranza reciproca. La coscienza non è la stessa per tutti. Quindi, mentre essa rappresenta una buona guida per la condotta individuale, l’imposizione di questa condotta a tutti sarebbe un’insopportabile interferenza nella libertà di coscienza di ognuno”

Mahatma Gandhi